Squadra divisa in due clan separati, le partitelle in allenamento si trasformavano in una
caccia all'uomo da una parte Chinaglia, Wilson, Oddi, Pulici e Facco, dall'altra Frustalupi, Garlaschelli, Martini, Re Cecconi e Nanni. Feroci rivali dal lunedì al sabato, perennemente in guerra nello spogliatoio, dove, ed è qui che diventa leggenda, non sono mancati colli rotti di bottiglia e addirittura le pistole, passione nei ritiri era spesso il tiro al bersaglio. Leggenda dice che fu Petrelli il primo a introdurre un'arma, una calibro 22, al posto delle carte che non amava proprio, da lì in poi spuntò di tutto, anche i Winchester.
Poi la domenica succedeva qualcosa di straordinario e le due anime della squadra si fondevano magicamente per la vittoria durante la partita, terminata quella tutto tornava alla normalità.
La follia applicata al calcio, fenomeno unico e irripetibile.
Papà di tutti, in questo guazzabuglio di squadra l'allenatore Tommaso Maestrelli, persona di raffinata intelligenza e grande spessore umano, capì che era proprio quella divisione la vera forza della squadra e gestì in maniera perfetta quella situazione difficile da spiegare con la ragione.
In una delle poche volte che l'approccio alla gara fu sbagliato Maestrelli non fece rientrare i suoi ragazzi nello spogliatoio, ordinando il ritorno in campo immediato, prese le posizioni in anticipo davanti al pubblico che non capiva, ma che iniziò a incitare, il passivo di 1-2 si trasformò presto in 4-2.
Così, mentre il terrorismo faceva tremare l'Italia e il clima era irrespirabile,
la valvola di sfogo ai problemi quotidiani, il calcio, vinceva nella sua contraddizione più assoluta, unica e irripetibile, la mitica ( 40 anni dopo possiamo dirlo con certezza assoluta) Lazio di "Papà Maestrelli", per la prima volta Campione d'Italia.
Fonti
http://www.corrieredellosport.it/serie_a/lazio/2014/05/12- 360968/Lazio+'74,+notte+di+festa+allo+stadio+OlimpicoDal baule dei ricordi il pallone racconta..
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